Addio e ancora addio by Larry Watson

Addio e ancora addio by Larry Watson

autore:Larry Watson [Watson, Larry]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Mattioli 1885
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Diciannove

Una volta attraversato lo stretto ponte che passa sul fiume Elk, si trovano in una zona della città in cui Beverly passa di rado, non avendo una particolare ragione per frequentarla. Le case qui sono piccole e spesso fatiscenti. I prati sono radi e di un giallo scuro, se non addirittura inesistenti, ma l’erba cresce liberamente fra le fessure del cemento o dell’asfalto. I vialetti non sono asfaltati e i marciapiedi sono crepati e inclinati. Beverly non la chiama mai in questo modo, ma sa che questa zona è nota come Dogtown. E sebbene sia nata e cresciuta a Gladstone, fino a poco tempo fa non era mai riuscita a capire come mai il quartiere avesse quel nome. Così alla fine aveva chiesto a Burt. Come al solito, lui aveva aspettato qualche secondo prima di risponderle, una tattica esasperante e calcolata per indurre Beverly a ritirare la sua osservazione o domanda. Quando lei gliel’aveva ripetuta, lui le aveva risposto con un’altra domanda: “Chi ci abita?” Lei era stata costretta ad ammettere che in quella zona c’era un nutrito gruppo di indiani. Burt aveva esitato ancora un po’, questa volta per un intervallo di tempo più lungo, ma alla fine aveva detto: “E che cosa mangiano gli indiani?” “Oh mio Dio” aveva detto lei. “Ma è assolutamente ridicolo! È ripugnante!” Ma nonostante la reazione di Beverly, Burt aveva continuato a usare quel nome.

Mentre svoltano in una stretta strada sterrata dove non ci sono canali di scolo e i marciapiedi non hanno cordoli, Calvin dice: “È qui che ho guidato la mia prima automobile. Apparteneva a George Ellingsen, uno dei soci in affari di mio padre. Ovviamente non c’erano case o strade qui intorno all’epoca. Solo una vecchia carreggiata e un paio di campi di terra argillosa e lui non mi diede alcuna istruzione su come accidenti dovessi fare. Mi mise le mani sul volante e mi disse di andare.”

“Quanti anni avevi?”

“Dodici? Tredici forse? In ogni caso ero troppo giovane per fare quello che stavo facendo. Anche se non c’era niente attorno contro cui potessi andare a sbattere e nessuno che potessi investire. Più tardi scoprii che quella missione era stata un’idea di mio padre. Pensava che le auto fossero il futuro e che se un giorno avessi rilevato l’attività, mi sarebbe stato utile sapere che cosa fare al volante. Diceva che lui era troppo vecchio per imparare ma che io non potevo permettermi di restare indietro.”

“Tuo padre deve essere stato un uomo saggio.”

“Solo quando si trattava di fare soldi.”

“Alcuni anni fa” dice Beverly, “alcuni imprenditori edili si interessarono a quest’area per un supermercato. Volevano comprare tutta la terra e le case qui intorno e demolirle. Creare un parcheggio e un nuovo enorme Red Owl. O un SuperValu, non ricordo quale dei due. Tuo figlio si è opposto.”

“Non è mai una buona idea ostacolare il progresso.”

“Non posso credere che proprio tu dica queste cose.”

“Nemmeno io.” Si sporge in avanti e cerca un numero civico. “Siamo vicini?”

“Svolta a sinistra più avanti.”

Imboccano una strada lastricata.



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